Il potere forte di pochi
Il potere forte di pochi
Norme regionali e nazionali a favore della caccia
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Una vergognosa norma, l'art. 842 del codice civile mussoliniano, introdotta nel 1942 per facilitare la preparazione militare dei soldati italiani, e mai abrogata, dà ai cacciatori la possibilità di entrare armati nelle proprietà private, anche senza il consenso dei proprietari. Sicché, se uno entra in un fondo privato solo per passeggiare, può essere sbattuto fuori, se ci entra un cacciatore armato, per sparare, lo può fare impunemente.
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Nel 2002, carta bianca alle Regioni, con la legge d'iniziativa governativa, la n. 221, che le autorizza alla caccia a uccelli protetti dalle direttive comunitarie (passeri, storni, fringuelli e peppole).
Si tratta di una legge anticostituzionale, giacché la Costituzione attribuisce al Governo, e non alle Regioni, la competenza legislativa sull'ambiente, e quindi anche sulla caccia.
Numerosi ricorsi al TAR vengono inoltrati ogni anno dalle associazioni anticaccia, per le varie norme improprie che le Regioni tentano di applicare. -
Regione Lazio: una proposta di legge intende autorizzare i cacciatori a sparare alla selvaggina d'allevamento per tutto l'anno all'interno delle zone dove vengono allenati i cani, nonostante questa attività sia già stata condannata in altre Regioni sia dai TAR sia dalla Corte Costituzionale.
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Nel 2002, una proposta di legge nazionale intende ammettere la caccia nei Parchi nazionali, nei Parchi regionali e nelle riserve naturali, con la sola esclusione delle riserve integrali. Ogni provincia non potrà avere più del 25% del territorio al riparo dalle doppiette. La fauna selvatica non sarà più patrimonio indisponibile dello stato e la fauna migratrice diverrà res nullius, roba di nessuno: si potrà cacciare anche lungo le rotte di migrazione, fino ad ora protette da una direttiva CEE del 1979.
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Sempre nel 2002, ben otto proposte di legge della maggioranza intendono: ampliare l'elenco delle specie cacciabili, includendovi specie anche protette dalle norme comunitarie; estendere la stagione venatoria ai mesi di agosto e febbraio, in periodi vietati dalle norme comunitarie perché interessati dalla riproduzione e dalla migrazione degli uccelli; ridurre i perimetri delle aree protette; depenalizzare i reati venatori, che oggi sono considerati invece bracconaggio, come: l'uccisione di orsi, falchi, aquile, stambecchi, l'attività venatoria fuori stagione di caccia, la caccia nei giardini urbani, la detenzione di fauna protetta.
Il potere dei cacciatori
I cacciatori sono pochi, sempre meno, ma sempre più potenti, soprattutto perché sostenuti dai produttori di armi. Meno cacciatori ci sono, minore è il giro d'affari di queste aziende, capaci solo di vendere morte. Ditte come la Beretta, o la Fiocchi (che produce proiettili) ce la mettono tutta per allargare i diritti dei cacciatori e aumentare le specie cacciabili. Gli interessi economici in gioco sono notevoli. Dai dati UNAVI, risulta che il giro d'affari annuale legato alla caccia è di 3 miliardi di euro (2002).
All'Italia sono già state inflitte quattro condanne dalla corte di giustizia del Lussemburgo (una nel 1987, due del 991, una nel maggio 2002) per violazione delle direttive sugli uccelli selvatici. Ma i politici italiani (di tutti gli schieramenti), temono di più le ritorsioni della lobby dei cacciatori e il loro ricatto politico che non le condanne dell'Unione Europea.
Per la caccia, l'uso del termine "sport" non è certo giustificabile. Eppure, fino a poco tempo fa la Federcaccia faceva parte del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) allo stesso titolo dell'atletica, e riceveva da esso contributi economici. Di recente, la Federcaccia è stata estromessa dal CONI, ma solo per rientrare con un altro nome, Federazione Sportiva Armi da Caccia (FIDASC), con tanto di gare internazionali (cosa che con la Federcaccia non era possibile).
Brandelli di psicologia del cacciatore
Un punto è molto importante per capire cosa significa la presenza di 800.000 cacciatori (armati) in mezzo a noi: capire cosa è la caccia per il cacciatore.
Cominciamo col leggere questo messaggio apparso il 7 maggio 2002 sul forum del sito web della LAC, Lega Abolizione Caccia:
"Buonasera nemici della caccia, sono un cacciatore sfegatato e mi sembra molto giusto che nelle scuole bresciane insegnino la CACCIA. L' uomo fin dall'antichità è cacciatore ed è grazie alla caccia che è sopravvissuto. Sono contento perchè voi non riusciretete mai a chiuderla. E' una cosa troppo importante!!!!"
"E' una cosa troppo importante!!!!" Con 4 punti esclamativi. Che cosa? La "CACCIA". Scritto interamente in caratteri maiuscoli. Il tono generale di queste poche righe non è quello di un appassionato, di un entusiasta ma di un esaltato. Di un esaltato a mano armata, non dimentichiamolo.
Per un cacciatore la caccia non è un hobby, una passione o, come dicono loro, uno "sport", è qualcosa di molto più pervadente e viscerale: è una ragione di vita. L'atteggiamento del cacciatore più che a quello dell'appassionato, del patito, è simile a quello del tifoso ultras, quando non addirittura dell'integralista religioso.
Tragica battuta di caccia: uccise il collega solo per paura che il capriolo scappasseAvviata la fase conclusiva dell'inchiesta giudiziaria sulla battuta di caccia conclusasi tragicamente a metà novembre dello scorso anno nelle vicinanze del villaggio di Zazid, a una ventina di chilometri da Capodistria. (...) I primi dati delle indagini hanno fatto capire che nel corso della tragica battuta di caccia il 61-enne cacciatore Ciril Miklavcic, residente a Dol, il quale si trovava a un centinaio di metri dal 32enne collega Eugen Franca, avvistato il capriolo, avrebbe sparato anzitempo ferendo mortalmente il giovane cacciatore. (Il Piccolo, 2/1/1999) |
L'incidente, perfino mortale, è fatto di secondaria importanza di fronte alla caccia, anzi alla "CACCIA", perché la caccia, anzi la "CACCIA" viene prima di tutto, la caccia, anzi la "CACCIA" è al di sopra di tutto, la caccia, anzi la "CACCIA" è tutto.
Chi avesse qualche dubbio può andare a guardare il sito web del parlamentare europeo Sergio Berlato. Fra gli argomenti che troverete elencati sulla home page al primo posto troverete proprio la caccia. Dopo di essa, sotto di essa, viene tutto il resto. Ma innanzi tutto la caccia. Perché per un cacciatore la caccia viene al primo posto sempre e ovunque. Anche nel supremo organismo legiferante europeo, lì dove è stato mandato per curare gli interessi dell'intera collettività, di tutti noi. E Sergio Berlato è appunto un cacciatore.
Perfino gli atteggiamenti apparentemente meno deliranti denotano una simile visione abnorme della caccia. Quando nel novembre 2001 in Umbria si verificò un incidente mortale dietro l'altro, Fausto Prosperini, presidente nazionale della Federazione italiana caccia dichiarò: "Proibire la caccia? Assurdo, non si aboliscono le autostrade per via degli scontri d'auto". Si noti l'assurdità del paragone in cui la caccia viene posta, per importanza, sullo stesso piano dei servizi stradali. Qualche considerazione su quest'ultima affermazione.
Non c'è dubbio che per risolvere il problema dei morti sulle strade il metodo migliore sarebbe vietare il traffico stradale. Non c'è dubbio che questa "soluzione" sia impensabile.
Allo stesso modo non c'è dubbio che per risolvere il problema dei morti sul lavoro il metodo migliore sarebbe vietare qualsiasi attività lavorativa. Nuovamente, non c'è dubbio che questa "soluzione" sia impensabile.
Non c'è infine dubbio che per risolvere il problema dei morti, dei feriti,
dei danni al turismo e all'agricoltura provocati dai cacciatori il metodo
migliore sarebbe vietare la caccia. Non c'è altrettanto dubbio che questa
soluzione sia impensabile? Per un cacciatore ovviamente non c'è dubbio. Chiunque
altro, chiunque non appartenga al mondo della caccia, anzi della "CACCIA" ma
all'altro mondo, quello normale, quello di tutti noi, dia da sé la propria
risposta.