Testimonianze vittime della caccia
Caccia e accesso ai fondi privati. Violenza dei cacciatori, pericoli per gli abitanti.
Salve,
abito in campagna, e stamattina mi è successo un fatto che mi ha molto agitato. Verso le 10.00 stavo sistemando il giardino con i miei 2 bambini di un anno; siamo rientrati verso le 10.30 e dopo 10 minuti circa ho sentito sparare contro la mia casa.
Sono uscita e c'erano dei cacciatori che venivano verso casa mia, ho chiesto chi avesse sparato e hanno negato, anzi non mi hanno nemmeno considerato. Ho guardato cosa avessero colpito e ho visto i proiettili dei fucili attaccati al muro, il portoncino ammaccato e tutto questo a circa 50 cm da terra! La lepre poi è stata colpita a 40 metri da casa mia!
Sono molto preoccupata: 10 minuti prima ero fuori con i bimbi!!!!
Sono stata dai carabinieri per sporgere denuncia, ma non sapevo il nome di chi ha sparato, quindi loro non mi possono aiutare; hanno solo potuto mandare una pattuglia per un giro d'ispezione!
Come posso tutelarmi? Come è possibile che loro possono fare ciò che vogliono e noi subire?
Lisa, dalla provincia di Treviso
[Lettera apparsa sul sito dell'ADUC e su La Repubblica del 27-9-2008]
F., Calabria
Con la mia famiglia stiamo quasi perdendo il gusto di trascorrere vacanze e fine settimana in campagna a causa delle violente prepotenze che questa gentaglia che crede di essere sportiva perché ruba la vita ai sempre meno numerosi uccelli (che la mattina ormai non cantano nemmeno più, c'è da inorridire ma le cose stanno davvero così, non se ne vedono nemmeno volare più, è un autentico danno) ignorando anche i martedì ed i venerdì. Questi personaggi arrivano a transitare con il fucile di fronte al cancello della nostra proprietà e non ci pensano due volte a sparare in prossimità dei confini, forti del fatto che la stagione di caccia è aperta. Farò un esposto e tutto il rumore necessario affinché questi signori inizino a portare rispetto.
(Gennaio 2007, F., Calabria)
Marcella Del Longo e Luciano Cerutti
Marcella Del Longo e Luciano Cerutti erano una coppia molto unita. Quel maledetto 26 novembre 2005, di prima mattina, si stavano recando in macchina verso la loro baita in Cadore, a monte di Venas, e lungo la strada, in mezzo ai boschi, potevano incontrare due cervi e insieme compiacersi di tanta bellezza. Luciano era un guardiacaccia della Polizia Provinciale da poco andato in pensione, ma non era certo un cacciatore perchè lui, a differenza dei cacciatori, gioiva delle creature che abitano la natura e vigilava sull'operato di questi individui armati. Marcella lo lasciava alla baita e tornava verso casa, ignara di quanto sarebbe successo di lì a poco. Soltanto nella tarda mattinata, e quasi per caso, Marcella riceveva la telefonata di un giornalista locale che chiedeva notizie sulla morte del marito, avvenuta alle 9,40.
Così Marcella apprese di aver perso il compagno della sua vita, il padre dei suoi figli. Una vita cancellata in un attimo, una famiglia stravolta per sempre. E questo per mano di un meccanico che si diletta a sparare agli animali. Un cacciatore autorizzato alla caccia di selezione, con mandato, quel giorno, di uccidere o una cerva adulta o un cucciolo, condizione necessaria: che fossero esemplari in cattiva salute.
Il meccanico cacciatore non solo non sapeva riconoscere una cerva femmina da un maschio, un cucciolo da un adulto, un esemplare sano da uno più debole, ma neppure è stato in grado di distinguere un uomo da un cervo. Caccia di selezione?!
Luciano stava facendo pulizia nel terreno intorno alla baita, raccoglieva legna e la bruciava. Il piccolo falò che aveva acceso avrebbe comunque dovuto segnalare una presenza umana vicina. Ma oramai si sa, chi caccia non si pone domande e mai che venga attraversato da alcun dubbio... neppure se fosse lecito, così vicino a quel gruppo di baite, l'uso di un fucile micidiale (una carabina con caricatore Wheaterby Trr calibro 2.70 americano) con proiettili da guerra, come quelli impiegati per ammazzare gli ungulati, con gittata anche di alcune migliaia di metri. Il tutto invece è accaduto nel raggio di 60 metri. Eppure la legge sulla caccia impone il rispetto delle distanze di sicurezza e, nello specifico per quel tipo di fucile, la distanza a cui attenersi per sparare deve essere di una volta e mezza la gittata dell'arma.
Di chi è la responsabilità? Dei cacciatori che se ne infischiano delle norme di sicurezza e che sparano alla prima cosa che si muove? Della Provincia che ha autorizzato la caccia di selezione a grossi animali in zone dove non si può e non si deve sparare perchè non sussistono le distanze atte a garantire l'incolumità delle persone? O la responsabilità di quanto accaduto è da addebitare al povero Luciano, che si è "avventurato" a qualche decina di metri dalla sua baita in cerca di legna?
E ancora: quanto accaduto (e quanto continua ad accadere) può davvero essere chiamato "incidente" se la gittata di un'arma supera di gran lunga l'area frequentata dalle persone?
Giudicate voi, dal momento che la giustizia non ha saputo rispondere in maniera adeguata. Eh sì, perchè l'omicida di Luciano ha patteggiato un anno per omicidio colposo. E continua a svolgere la sua vita normalmente. Neppure si è presentato in aula e neppure ha avuto un gesto di rammarico nei confronti della famiglia della vittima quando i loro sguardi si incrociano, per caso, nel piccolo paese. Niente. L'indifferenza, se non qualche piccola formalità iniziale. Eppure il medesimo tribunale lo stesso giorno ha condannato a 8 anni un uomo per tentato omicidio. Questa è la legge.
Che le vittime della caccia siano vittime di serie B è oramai un dato di fatto. Che la caccia si possa ancora definire uno sport è una vergogna. Luciano Cerutti aveva 56 anni, lascia la moglie e i figli Alessandra di 30 anni e Giorgio di 13.
Cristiano M., Pomezia
La già difficile situazione di "convivenza" tra cacciatori e residenti a Campo Ascolano ha subito una svolta dopo i fatti accaduti il 4 novembre 2006 nei pressi di Vicolo Turano, in cui a rimetterci è stato un cane, a causa di assidui cacciatori che durante la settimana - ma soprattutto durante i weekend - si dilettano con il proprio "hobby" in luoghi abitati, ignorando i residenti che usufruiscono degli spazi verdi recandovisi con i propri bambini e i propri cani.
Questo non è proprio per niente un deterrente per i cacciatori, i quali, con l'arroganza che li contraddistingue, si ostinano a praticare la caccia noncuranti della pericolosità e del rischio ai quali espongono persone inermi, disarmate e legittimate a frequentare gli spazi della propria zona di residenza.
Il cane Pluto fortunatamente sta bene, anche se ha dovuto subire l'amputazione della zampa anteriore sinistra grazie ad una fucilata esplosa a distanza molto ravvicinata. Ciò porta all'evidente considerazione che questi individui armati sparano con estrema disinvoltura e assoluta noncuranza di quello che può esserci nelle vicinanze, considerato anche che Pluto si trovava a 20 metri dalla propria casa e, cosa ancor più grave, a 10 metri dai suoi padroni!
Questo comportamento dura ormai da parecchi anni; speriamo davvero che questo episodio sia l'ultimo, e che la gente si renda finalmente conto del grave pericolo che corre, e che non continui più a chiudersi in un atteggiamento di sfiducia e rassegnazione, ma reagisca coinvolgendo le autorità competenti e il Sindaco, in quanto diretto responsabile dell'incolumità dei propri cittadini.
Alla luce di questi fatti esortiamo i cittadini TUTTI a lamentare e denunciare qualunque episodio che abbia come protagonisti degli individui armati che, per proprio diletto, vagano e sparano nelle vicinanze delle abitazioni, in modo da non perdere il grado di civiltà necessario per una tranquilla convivenza e per il rispetto della libertà di movimento altrui.
Cristiano M., Pomezia
Stefania S., Pomezia
Qualcosa doveva succedere. Ed è successo.
Pluto, cagnetto meticcio di proprietà, come di consueto gironzolava all'interno della macchia mediterranea di fronte alla sua abitazione seguito ad una decina di metri dal proprietario.
Una fucilata a bruciapelo, fortissima, vicinissima ha mirato il suo corpicino e la sua zampetta anteriore sinistra è stata letteralmente spazzata via. Stupore, sgomento e disperazione del padrone che lo ha soccorso e portato in clinica non prima di aver allertato carabinieri e forestale.
Oggi Pluto sta bene anche se gli manca completamente l'arto; il proprietario ha dovuto affrontare una ingente spesa, imprevista, ma per il suo Pluto ha sostenuto questo sacrificio.
Lo spiacevole avvenimento è accaduto in un contesto dove inermi cittadini vorrebbero passeggiare in tutta serenità e tranquillità nella macchia prospiciente le abitazioni di Campo Ascolano, località nota per le 'dune' e per la macchia mediterranea che, qualche metro più avanti, è considerata zona protetta.
Per questo motivo viene regolarmente frequentata tutto l'anno dai turisti amanti del mare grazie alla mitezza del clima, mentre i residenti vorrebbero godersi quel fazzoletto di verde con i cani, con i bambini, con gli amici; ma il timore e spesso la paura prevalgono sul piacere di gustarsi questo spazio poichè questo micro pezzetto di terra è frequentato anche da cacciatori.
Alcuni di questi abitano proprio in loco, altri vengono da fuori, uno di questi si è presentato con boria ed alterigia qualificandosi come presidente di una nota associazione venatoria (di cui ovviamente conosciamo nome e cognome) come se ciò lo rivestisse di autorità e supremazia.
E' agghiacciante pensare che un tuo vicino di casa potrebbe avere scaricato la sua arroganza, tracotanza e repressa aggressività su un cane forse scambiato per una lepre, forse nel tentativo mal riuscito di farlo allontanare in quanto ritenuto di disturbo alla sua 'nobile' attività.
In entrambi i casi prevale lo sconcerto sia perchè l'avere scambiato il cane per una lepre porta a pensare che quel fucile sparerebbe a tutto ciò che si muove, sia perchè l'aver preso di mira il cane per farlo allontanare senza fargli male fa sorgere il dubbio sulla buona mira del cacciatore, e fa affiorare la certezza che quel fucile sia in pessime mani.
Si è però propensi a credere che volesse invece eliminarlo per dargli una lezione chissà...e non c'è da stupirsi vista l'inciviltà con cui il cacciatore spadroneggia, fa i propri comodi in barba alla legge vigente seminando paura tra i residenti solo perchè il legittimo possesso della sua arma gli fa emergere quella virilità assopita facendolo sentire insolente e prepotente tanto da imporre alla gente la propria discutibile presenza.
Gonfio di tanta vanagloria il colpevole non si è costituito, se ne è guardato bene, da buon vigliacco si è reso conto che quell'arma che quando imbraccia gli dà l'ebrezza dell'intoccabilità, dell'inattacabilità, dell'invincibilità, quella stessa arma non lo avrebbe protetto dalle accuse di violazione delle distanze di sicurezza, disturbo alla quiete pubblica, maltrattamento di animali e quant'altro.
In realtà l'essere che ha commesso questo atto gravissimo è, con o senza arma, un pusillanime.
Stefania S., Pomezia
Maria P.
Io e mio marito abbiamo un rifugio per cani abbandonati e quando si apre la stagione della caccia è come se fossimo in guerra... 'sti cacciatori che sparano a tutto ciò che si muove, permettono ai loro cani di venire vicino al nostro confine a importunare i nostri cani... non rispettano le distanze e sparano anche in direzione del rifugio... non rispettano i cartelli in cui viene loro vietato l'accesso in quest'area (zona di ripopolamento)...
Troppe volte abbiamo chiamato i carabinieri e le guardie forestali perchè mettessero fine alle liti che siamo costretti a fare con quella gente... ma oltre a una "pacca sulla spalla" e un "avete ragione", poi non se ne fa più niente!
A ogni scoppio di fucile, i nostri cani impazziscono letteralmente, si agitano e rischiano di litigare tra loro perchè la tensione è alle stelle. Non vi dico io e mio marito che fatica dobbiamo fare per mantenere la calma nel rifugio... da notare che da noi i nostri 150 cani sono liberi in un bosco di 8000 mq.
Più volte abbiamo trovato nei fossi cani da caccia uccisi o agonizzanti... qualcuno siamo riusciti a salvarlo, ma i più non ce l'hanno fatta. Uccisi dai loro stessi proprietari-cacciatori perchè non adatti alla caccia, perchè vecchi...
Una vergogna! Bisogna fermarli.
Maria P. (Pavia)
C.F. (Pesaro-Urbino)
Legge ingiusta e incivile
Vivo isolato in un contesto di cacciatori e vivo sulla mia pelle i problemi della caccia. Ho cavalli e capre che dovrebbero poter pascolare in pace. La mia proprietà, però, è costantemente violata da gentiluomini che vanno a caccia e che non hanno remore a sparare in mezzo agli animali, hanno ucciso tutti i miei piccioni e vivo in costante apprensione per i germani reali, le oche e le galline faraone, che vivono con me non per essere mangiate, ma per vivere secondo i loro diritti. Naturalmente a loro piace andare a razzolare nel bosco, ma quando apre la caccia devo tenerli tutti chiusi perché la loro vita è in pericolo.
Per difendermi dall'arroganza e dai pericoli che il cacciatore rappresenta, ho restaurato un recinto a fili spinati che chiudeva il fondo già prima che ne avessi il possesso. Ho poi apposto delle tabelle che portano la scritta DIVIETO DI CACCIA.
Naturalmente i fili spinati sono stati continuamente danneggiati dai gentiluomini che vanno a caccia. Devo occuparmi di controllare le chiusure in continuazione e su una estensione di chilometri, perché la chiusura riguarda una ventina di ettari, la cosa è complicata e non si può vivere non facendo altro che controlli.
Ultimamente ben cinque dei miei cani sono stati avvelenati da bocconi lasciati in giro appositamente dai gentiluomini cacciatori.
Questi gentiluomini, inoltre, hanno fatto esposti presso la guardia provinciale (guardiacaccia) perché la mia tabellazione è abusiva e la mia recinzione di chiusura non è esattamente come dovrebbe essere, dato che i fili spinati sono arrugginiti e qualche palo cede se ci si appoggia contro.
I fili, però stanno al loro posto e se non li si taglia reggono. I pali stanno conficcati nel terreno e se non li si spinge e scuote non cadono.
La chiusura è al suo posto e indica chiaramente la volontà che non si entri nel fondo. In alcuni punti i gentiluomini hanno tagliato i fili (peraltro dove erano nuovi) e li hanno asportati e così sostengono che attraverso la mia recinzione si può passare senza toccare i fili.
Il guardiacaccia mi avvisa che farà verbale di sanzione nei miei confronti perché sottraggo una parte di territorio alla caccia. Ignora, però, che l'articolo 21 della legge 157 sulla caccia, al comma a) stabilisce che l'esercizio venatorio è vietato nei terreni adibiti ad attività sportive. (vedi denuncia del 19 settembre 05), che è proprio l'attività che qui svolgiamo e da tutti conosciuta e comunque visibile perché abbiamo un grande maneggio in sabbia e tondino per lavoro alla corda.
Prima dice che la recinzione deve essere fatta a rete alta m.1,20. Poi legge una norma che porta come esempi di recinzione un muro o uno specchio d'acqua largo almeno tre metri. Poi conclude che si può fare anche a fili spinati, ma che in fondo è tutto uguale, perché se vogliono tagliano sia la rete che i fili.
La chiusura del fondo con recinzione nuova a rete costa un patrimonio. Comunque non è sufficiente a dare garanzie. Se la nostra proprietà viene violata non abbiamo difesa. E chi ci dà i soldi per difenderci? Se non abbiamo il denaro occorrente per le recinzioni siamo in balia di chi si comporta illegalmente. E quando ci fanno dei danni, come si fa a sapere chi è stato? Anche se colto sul fatto ( e la cosa è davvero complicata) prima che arrivi qualche autorità il cacciatore è arrivato in Perù.
Ho scritto al Sindaco del luogo chiedendogli di interdire la caccia almeno nella zona che ho in possesso, perché svolgo una attività di riaddestramento di cavalli e non posso correre il rischio di prendere una fucilata o che il cavallo si spaventi causandosi danni o recandoli a me, se lo sto abituando alle passeggiate nei boschi per trovargli un utilizzo come cavallo da passeggiata o da trecking o da endurance. Naturalmente il Sindaco è al servizio dei cacciatori e non tiene alcun conto delle mie richieste.
Mentre io vengo sanzionato per proteggere la mia proprietà e la mia attività, i bracconieri se la ridono e operano a rotta di collo e i campi e i boschi si illuminano dei loro fari. Dove sono i guardiacaccia? Ma la legge è solo a favore di questa gentaglia? Chi mi fa minacce può poi entrare tranquillamente armato nella mia proprietà?
C.F. (Pesaro-Urbino)
A. Q. (Veneto)
Vivo al margine di un Parco Naturale e da sempre mi batto in solitaria contro un dato di fatto che è il mancato rispetto delle leggi che regolamentano la caccia e il buon vivere civile. Non è forse il caso di aggiungere che il fiume/canale che delimita il Parco è spaventosamente inquinato (o invece è un dettaglio non trascurabile?). In qualsiasi caso, la caccia, dalle mie parti, si svolge da anni all'insegna dell'anarchia più totale. Quando in passato ho, più e più volte, testimoniato alle forze dell'ordine di aver subito soprusi, minacce, di aver assistito al palese infrangere delle leggi dentro e fuori il parco, mi è stato detto di provvedere io stessa a procurare le prove dei vari misfatti. Potete immaginare con quanta poca solerzia i vari energumeni fossero disposti a fornirmi i dati di riconoscimento. Tutto questo ovviamente al prezzo di pesanti insulti ricevuti, violazione di domicilio, animali di casa ammazzati (gatti, cani), incendio appiccato da ignoti, ecc... Non esiste alcuna volontà di bloccare questi incivili. La politica li sostiene a qualsiasi costo nel nome di quell'un per cento di voti che i cacciatori stessi sanno di poter usare come mezzo di scambio di favori. E adesso inizia il conto alla rovescia, aspettando l'arrivo della stagione della caccia che costringerà me e la mia famiglia a mesi di levatacce per evitare che sparino ai gatti, che ci entrino in casa (minacciando ritorsioni quando li allontaniamo) ed evitando di passeggiare per la campagna per evitare di essere impallinati senza discernimento. Ci sentiamo minacciati, non protetti dalle leggi vigenti, alla mercé di pochi, abbrutiti ceffi che poco hanno da spartire con il rispetto della vita e delle regole.
Vi prego, se esiste un modo, uno qualsiasi, per riuscire a modificare quasto incancrenito dato di fatto, fatemelo sapere. Il mio disagio rasenta la disperazione, tanto da ipotizzare l'abbandono della casa per non dovere più assistere ad un tale abominio.
A. Q.
M.I., Lazio
Premetto che non vivo in campagna, ma i miei hanno una casa proprio in aperta campagna in Lazio. Devo dire che già la presenza dei cacciatori era tutt'altro che rassicurante, ma da quando hanno costruito una voliera per fagiani con annesso un capanno per i cacciatori (dove si riuniscono e bivaccano), la situazione è peggiorata di molto. Oltre ad trovare bossoli e cartucce (alcune volte anche inesplose) ovunque (abbiamo trovato pallini conficcati negli alberi del nostro giardino) abbiamo avuto anche danni come rete di recinzione danneggiata e la scomparsa dei nostri gatti oltre a sentirci sempre spiati da estranei.
Il brutto è che dopo aver speso per farci il tesserino per raccogliere i funghi ci sentiamo impossibilitati ad usufruirne per la paura di venire impallinati.
Oltre a tutti i disagi, chiamiamoli così, descritti, ogni domenica siamo costretti ad alzarci presto perchè cominciano a fare confusione già all'alba e in più riunendosi in molti occupano tutta la strada con le loro macchine ed alcune volte ce le parcheggiano anche nel nostro passo carrabile. Non so se avete mai sentito parlare della giornata ecologica del cacciatore, già la frase fa ridere, ma se sapeste di cosa si tratta. In teoria, a quanto dicono, i cacciatori si riuniscono e ripuliscono il territorio e le strade da tutta la ferraglia che incontrano, beh l'unica ferraglia che tolgono e quella che mettono loro il giorno prima, il resto lo lasciano.
Lo scorso anno mentre raccoglievamo le olive (il terreno è adiacente alla nostra casa) mio fratello si è visto quasi sfiorare dai pallini perchè due cacciatori si sono messi a sparare nel terreno confinante. Vi sembra una cosa corretta? Mio padre non ha sporto denuncia per paura dei dispetti che potevano farci ed essendo cardiopatico non ha più la forza di un tempo per combattere questa inciviltà.
La situazione è diventata invivibile. Spero possiate aiutarmi.
Cordiali saluti,
M. I.
Asia G., Milano
Tre anni fa é successo un fatto estremamente spiacevole, che mi vede vittima indiretta di cacciatori spregiudicati. Mi trovavo in vacanza in un agriturismo in provincia di Grosseto agli inizio di agosto, e durante una delle mie solite escursioni a cavallo mi sono imbattuta in spari estremamente vicini al luogo dove galoppavo con il mio cavallo.Nonostante io sia abbastanza esperta, non sono riuscita a tenere il mio cavallo che si é spaventato dalla violenza e vicinanza dei colpi, il quale mi ha scaraventata a terra ed é scappato. Abbiamo impiegato un intero pomeriggio per ritrovarlo poverino, totalmente sotto shock per l'accaduto; in quanto a me, ho avuto dei serissimi danni alla schiena che hanno richiesto un lungo anno di sedute chiropratiche e massaggi.
Fortunatamente non ho avuto danni permanenti, ma ho lastre che possono confermare una bruttissima curvatura del collo e della schiena in seguito a questa caduta.
Francesca B., Bologna
Come molti, sono incappata in una situazione che nessuno ascolta, forse perché la legge non difende coloro che subiscono torti impunemente, ma la lobby dei cacciatori, e ancora peggio dei bracconieri.Mi trovavo nelle campagne attorno a Castelmaggiore in Emilia Romagna, verso le otto di mattina una domenica di settembre.
Avevamo in cinque deciso di trascorrere la giornata al fresco della verdura, e picniccare fra gli alberi. All'improvviso uno sparo secco, ed una tortora che cade vicina, proprio a dieci metri da noi! Immaginate lo spavento! E se questi cacciatori avessero visto muovere le foglie da noi spostate per crearci un varco? E se ci avessero scambiati per una possibile preda e quindi fucilati? ...non ci voglio nemmeno pensare!
Abbiamo gridato per farci sentire, e queste persone (i cacciatori erano in due) sono arrivati prendendoci a male parole perché li avevamo "disturbati" nel loro percorso...
E' iniziata una discussione dai toni accesi, e questi "signori" ci hanno MINACCIATI di farci fare la stessa fine della tortora, se ci fossimo presentati ancora sui loro passi...
Come potete capire, abbiamo dovuto rinunciare alle nostre gite in quella zona, poiché con queste persone non c'è da scherzare, ed è totalmente assurdo che gente normale come noi che si gode una giornata di vacanza, non possa più frequentare liberamente le zone di sempre. Questa è una vera e propria negazione della libertà di movimento!!!
Distinti Saluti,
Francesca B., Bologna
Ursula M., Porto Ercole
Circa sei anni fa vivevo in un bellissimo posto in campagna in mezzo alla macchia della Maremma, famosa terra di cacciatori, non lontano dal mare dell'Argentario. Vivevo in un casale con molto spazio intorno e avevo diversi gatti che tenevo giustamente fuori, liberi in giardino.
I mie vicini, giovani come me con tre figli e due cani, un pastore svizzero e un bassotto dal pelo ruvido, noto cane da tana, anche loro liberi di scorazzare nel giardino e nei boschi limitrofi. Solitamente si stendevano i panni fuori sui fili legati tra gli alberi, ogni giorno andare a stendere diventava un vero incubo invece di essere un piacere nel ritrovare sapori di ricordi antichi.
Ogni giorno a stagione di caccia aperta venivo tempestata da sonori bombardamenti molto vicini alla mia casa tanto che avevo paura di fare il tragitto per andare a stendere i miei panni. La prova di quelle cartucce sparate in vicinanza erano tutti i bossoli di fucile che raccoglievo con il rastrello mentre facevo giardinaggio. Ogni mattina all'alba di domenica, l'unico giorno che potevo riposare venivo svegliata di soprassalto dai loro spari che - non mento - sembravano essere a pochi metri da quanto erano vicini. Il mio vivere in un contesto così bello a contatto con la natura e i suoi abitanti diventava ogni giorno sempre più inquietante, non avevo intenzione di tapparmi le orecchie né di sfidare un incontro pericoloso con i cacciatori e i loro fucili, dopo poco tempo infatti me ne andai da quella casa a malincuore.
Ursula M.
Porto Ercole
Giovanni R., Bergamo
Mi ricorderò sempre un pomeriggio di domenica, una muta intera di cani da caccia sguinzagliati dai loro padroni cacciatori in piena attività venatoria arrivare nel mio giardino tutti insieme, eccitatissimi nel cercare chissà quale lepre fuggita dopo essere forse ferita... Innanzitutto lo spavento nel trovarsi di fronte tutti quei cani insieme, infatti le mie paure non erano infondate.
E' successa una cosa per niente piacevole. Questi cani non riuscendo a trovare la preda probabilmente ben nascosta al loro fiuto, si sono avventati improvvisamente contro il mio gatto, l'hanno preso per la collottola e l'hanno strattonato, il mio gatto che amo moltissimo, per fortuna non sono riusciti ad ammazzarlo perché il mio vicino di casa è intervenuto con un badile e stranamente si sono spaventati e tutti insieme se la sono data a gambe. Poteva finire molto male, il mio gatto se le è cavata con una ferita che poi è guarita dopo circa un mese. Ma la ferita più grande la porto dentro nel ricordo di quella paura di poter perdere per sempre il mio amato felix.
Giovanni R.
Bergamo